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Cacciari Massimo, Dallo Steinhof. Prospettive viennesi del primo Novecento, Adelphi, 1980

Cacciari Massimo


Dallo Steinhof. Prospettive viennesi del primo Novecento

Adelphi


Stato di conservazione:

MOLTO BUONO, minimi segni alla copertina, interno perfetto

Disponibilità: Già acquistato

€ 15,00

Scheda del libro

Autore Cacciari Massimo
Titolo Dallo Steinhof. Prospettive viennesi del primo Novecento
Editore
Adelphi
Luogo di edizione Milano
Anno di pubblicazione 1980
Collana
Saggi
Numero 17
Edizione
I edizione
ISBN / # catalogo 538
Lingua
Italiano
Pagine / contenuti pp. 258, con 16 tavv. b.n. f.t.
Formato cm 22 x 14
Legatura brossura con alette
Stato di conservazione MOLTO BUONO, minimi segni alla copertina, interno perfetto
Qualità
Prezzo € 15,00

Altre informazioni

Su una collina che guarda Vienna sorge la chiesa dello Steinhof, opera di Otto Wagner. Nello spazio raccolto della sua cupola si incontrano forze che «danno vita a un’unità difficile e breve». Uscendo dallo spazio di quella chiesa lo sguardo si perde in un paesaggio di «pellegrinaggi infiniti» e «follie interminabili»: Vienna.
A questa città, e a certi memorabili «uomini postumi» che vi abitarono nei primi anni del nostro secolo, è dedicato questo nuovo libro di Massimo Cacciari. La definizione di «uomo postumo» è di Nietzsche, ma si può dire che Vienna sia il luogo privilegiato dove quegli esseri si sono manifestati.
Musil e Hofmannsthal, e certi loro personaggi, o gli eterni nomadi di Joseph Roth, lo «straniero» Trakl o, infine, Wittgenstein stesso, il quale in Inghilterra non fece che trapiantare, senza per altro essere capito, le aporie e i paradossi evocati da un’indagine sul linguaggio peculiarmente ‘viennese’: tutti questi nomi rimandano a un centro comune, un centro però vuoto, dove non risiede una Verità da comunicare, ma al più un’essenza, un oscuro irimando a un’«origine», la traccia di un limite invalicabile, di un conflitto che non attende una conciliazione.
È questo il luogo di un «moderno» ben più radicale, ben più penetrante di ogni avanguardia costruttivista e baldanzosa. Il suo primo carattere è l’inconfondibile compresenza di un’angoscia che fa ammutolire e di una lucidità che é anche limpidezza. L’ossessione comune per il linguaggio, si tratti del linguaggio musicale, filosofico o letterario, indica una volontà testarda di fissare «ciò che si può dire», di misurarne l’immensa portata e, al tempo stesso, l’invincibile impotenza, di metterlo a contrasto con tutto ciò che non si può dire, che é «indecente» dire – eppure continuamente viene detto e costituisce ormai il tessuto stesso del mondo.
Cacciari ha provato in queste pagine a traversare diagonalmente tutto lo spessore di questa intransigente ricerca ‘viennese': dalla filosofia (Wittgenstein) alla pittura (Schiele) alla musica (Schönberg e Berg) alla letteratura (Musil e Hofmannstahl e Joseph Roth e Altenberg e Kraus).
Ma, anche se a Vienna il «problema dei fondamenti» si rivela sempre con la più drastica evidenza, in altre zone della cultura di lingua tedesca quella stessa ricerca prosegue in altre avventure, sfocia su altri paesaggi: così alcune sezioni del libro sono dedicate a Robert Walser e a Ernst Jünger, a Böcklin e a Max Klinger, a Kubin e a Hesse, in un gioco vibrante di affinità e opposizioni. E alla fine di questi tortuosi, intrecciati percosri, che nella loro molteplicità irriducibile non si ritrovano più su alcuna via regia, riconosceremo ancora una volta nell’orizzonte che si apre dallo Steinhof quello stesso orizzonte che abbiamo ancora davanti.

(risvolto di copertina)

 

Prima edizione, illustrata con 16 tavole in bianco e nero.

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